PASQUA A SCAMPIA: VIA CRUCIS AL LOTTO P.
Venerdì santo, sul calar della sera, lungo via Ghisleri, scorgo la testa della via crucis con una grossa croce portata da donne tra fiaccole accese che si incammina pregando verso il Lotto P. Le ultime due stazioni hanno luogo nel primo cortile tra le case e nella strada che costeggia le “case dei puffi”, sono espressi motivi di speranza per le “mamme coraggio” che accolgono come Maria i figli distrutti da circuiti della droga o della violenza ed è lanciato l’invito ad accogliere dalla croce di Cristo un perdono che cambia la vita. Da qualche finestra o dai ballatoi qualcuno si affaccia incuriosito per questo corteo salmodiante che passa ma non si ferma.
Sullo sfondo della strada campeggia tirato a nuovo il c.d. “Cristo degli spacciatori” tra gli spruzzi illuminati delle acque, con la cancellata ridipinta verde oliva e le cuspidi dorate in preparazione dell’omaggio dei fujenti lunedì dell’Angelo tra file di tricolori in alto ondeggianti al vento. Religiosità popolare ambedue le manifestazioni, ma con diversi registri interpretativi? Questa invasione religiosa del Lotto P, era stata preparata da tempo dal rettore gesuita della Chiesa “S. Maria della Speranza” con visite alla famiglie, specialmente in occasione della distribuzione delle palme, che talora nelle grigie torri si radunano per la recita del rosario o la lettura della parola di Dio Anche questo custodisce il Lotto P tra il giornaliero accorrere a tutte le ore di frotte di uomini per il rito dell’assunzione della droga.
Nella vicina Chiesa di S. Maria della Speranza si era svolto in precedenza secondo il rito cattolico la celebrazione della Passione del Signore, e poco distante in un'altra torre grigia la Comunità di S. Egidio si radunava per la via crucis in collegamento internazionale con le altre realtà del movimento. Pluralismo o mosaico religioso anche in quel di Scampia? Ma quale speranza o impegno detta per una <
Nel campo nomadi soprastante intanto si dipingono le uova e ci si prepara per celebrare tradizionalmente la Pasqua ortodossa, che secondo un mio amico romeno. «È la mia grande festa che abbiamo». È il messaggio che attraversa tutti per una comunità di genti riconciliata in questa primavera napoletana.
Domenico Pizzuti